CONOSCIAMO MEGLIO I SANITARI DI CURE PALLIATIVE - Il dottor Marcello Tucci

15/02/2022

 

CONOSCIAMO MEGLIO I SANITARI DI CURE PALLIATIVE - Con oggi inizia una nuova
RUBRICA per conoscere i sanitari che si occupano di CURE PALLIATIVE all'ospedale di Asti e
all'hospice di Nizza Monferrato. Un viaggio per sapere qualcosa di più dei professionisti che ogni
giorno sono in prima linea per accudire i pazienti, mettendo a disposizione non solo le loro
competenze, ma anche la loro profonda umanità.


Iniziamo questo percorso, che ci accompagnerà nei prossimi mesi, con il dottor MARCELLO
TUCCI, 49 anni, che dal 2019 è il direttore della struttura di Oncologia dell’Asl At.

 

Chi è - Laureatosi in Medicina al San Luigi di Orbassano, ha conseguito la specializzazione in
oncologia nel 2002. Al San Luigi era responsabile dei protocolli di studio per la sperimentazione di
nuovi farmaci. Esperto in tumori geniturinali (prostata, vescica, rene, testicolo), è stato anche
referente delle cure palliative dell'azienda. Tre anni fa è arrivato ad Asti e sotto la sua direzione ci
sono i reparti di oncologia e cure palliative.

 

Cosa fa - In lui si può dire che si coniugano l'oncologia e la palliazione, un rapporto che proprio al
Cardinal Massaia di Asti dimostra tutta la sua importanza come evidenzia lo stesso Tucci: "Avere le
cure palliative nell'ambito della struttura complessa di oncologia è un aspetto positivo che ha
permesso di progettare le cure simultanee che vengono effettuate già durante il trattamento
oncologico specifico".


Oncologia e Cure Palliative - Oncologia e cure palliative non possono quindi andare su due binari
paralleli, ci deve essere un confronto costante. Il fatto che al Cardinal Massaia ci sia un equipe con
diverse professionalità e competenze è un grande vantaggio per il dottor Tucci che spiega perchè ha
scelto la specializzazione in Oncologia: "Ci si dedica all'oncologia per il rapporto di particolare
intesa ed empatia che si instaura con il malato oncologico vista la complessità della malattia.
Spesso i pazienti si seguono per anni anche verso la guarigione definitiva. L'oncologia è per il
medico curioso di sapere e conoscere. È infatti in continua evoluzione, bisogna essere preparati,
leggere molto per sapere qualcosa di più dei meccanismi biologici che si celano dietro alla
malattia. Le cure palliative invece danno molto dal punto di vista personale. Mi hanno dato la
visione di come stare. Bisogna che il medico capisca quale sia la giusta presenza nei confronti del
malato, non deve essere sproporzionata né essere insufficiente".

 

L'equipe sanitaria e l'importanza dell'equipe allargata e dei volontari – Il dottor Tucci non ama le equipe organizzate in modo altamente gerarchico perchè è necessario ascolto e confronto. "Ogni figura professionale ha una precisa competenza e un modo diverso di relazionarsi con il paziente. Tutte le varie sensibilità sono importanti. Io credo molto anche nel concetto di equipe allargata in cui non rientrano solamente i sanitari ma anche i volontari. Associazioni come Con Te, Progetto Vita e Astro sono indispensabili per stare a fianco delle persone malate. I volontari oltre ad essere una preziosa risorsa per il trasporto, la consegna farmaci ecc. si approcciano ai pazienti in modo diverso. Bisogna ricordarsi che noi della vita del paziente conosciamo solo un 10%. Ognuno di noi ha una storia che il medico non può conoscere, ma che fa parte della persona e che ne determina spesso il modo in cui affronta la malatta. Anche la Direzione Sanitaria dell'Asl offre in questo senso molto supporto. È infatti sensibile verso il mondo del volontariato e non preclude l'ingresso ai volontari nei luoghi di cura, ma anzi lo sostiene".


Cure domiciliari e medicina del territorio – Un altro aspetto fondamentale per il dottor Tucci
sono le cure domiciliari. "Sono convinto che il futuro della medicina per cure a bassa intensità
debba passare dal domicilio, per offrire un luogo più familiare possibile. Questo è evidente quando
si ha a che fare soprattutto con le cure palliative e con malati terminali. Bisogna andare verso una
medicina del territorio e nel territorio più vicina possibile ai pazienti. Questo non significa
impoverire la medicina, ma arricchirla dal punto di vista umano".

 

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