21/04/2022
L'intervista di questo mese è dedicata alla coordinatrice infermieristica del servizio domiciliare di Cure Palliative, Chiara Boero.
Chi è – Sposata, con due bambini, Boero ha due lauree: Pedagogia ed Infermierisica. Coordinatrice infermieristica per l'Asl di Asti da quattro anni - prima in hospice e da agosto 2021 presso il servizio domiciliare di Cure Palliative - coordina gli infermieri delle Cure Palliative in tutta l'area territoriale di Asti e provincia.
Il coordinamento territoriale di cure palliative – Boero gestisce 12 persone (11 infermiere e 1 infermiere) divisi per area: Asti centro con sei infermeri di cui due in centrale operativa e quattro sul territorio; Asti Sud con tre infermieri e Asti nord con tre infermieri. “Il mio compito è garantire la copertura del servizio infermieristico su tutto il territorio su 12 ore, dalle 8 alle 16 con la reperibilità diurna di un infermiere dalle 16 alle 20, il sabato e la domenica. Alla reperibilità tutti concorrono a turno - spiega Boero che aggiunge - Le infermiere delle unità territoriali sono fondamentali nelle cure palliative, come è essenziale il supporto alla famiglia del paziente malato. Quello che applichiamo è il modello assistenziale Primary Nurse, una presa in carico del paziente e di tutto il nucleo familiare . Quello che noi infermieri dobbiamo garantire è tanta disponibilità. Sappiamo che chiediamo molto ai familiari e dobbiamo essere pronti a dare altrettanto per andare incontro alle richieste dei pazienti in fase di fine vita che preferiscono stare a casa che essere ricoverati in strutture sanitarie. Gestire un paziente in fine vita è difficile sia dal punto di vista tecnico che emozionale: bisogna saper fornire il primo intervento sulla comparsa di sintomi difficili e formare ed affiancare il caregiver, colui che segue il malato a casa”.
Tanto trasporto e poca tecnica: un'idea sbagliata – Una mano che tiene quella del paziente: questa è l'immagine che spesso si associa ai professinisti di cure palliative. “L'idea del 'tocco' se pur importante è parziale e rischia di sminuire il nostro lavoro che è fatto soprattutto di competenze. Essere infermiere in cure palliative significa scegliere un ambito che fa crescere molto, sul piano tecnico e su quello personale ed emotivo: c'è tanta conoscenza ed esperienza sia per il riconoscimento e la gestione dei sintomi sia per saper trattare con le persone. In cure palliative, sia al domicilio che nell'hospice, si prende in considerazione la persona e non solo la malattia. Il paziente non è solo una somma di sintomi, ma è un vissuto. Lavorare in questo ambito è appagante perchè permette di avere a che fare con persone e non con malati. Si muore ovunque, in qualsiasi reparto, bisogna però sapersi approcciare alla morte nel modo corretto”.
Il lavoro in equipe – Il gruppo è fondamentale nella palliazione. Le decisioni si prendono dopo un confronto sui sintomi, sulle proposte di cure o di ricovero. L'equipe è formata dal direttore della struttura di Oncologia e Cure Palliative, dal medico (ci sono tre medici palliativisti), dalla psicologa. Ai sanitari si aggiungono anche i volontari fondamentali ad esempio per la consegna dei farmaci a domicilio. “A loro va tutto il mio ringraziamento perché danno una mano incredibile. Siamo tutti pezzi di un puzzle e tutti collaborano nel progetto assistenziale. I volontari sono un tassello importante: proprio perché non sono dei sanitari, spesso i pazienti si aprono e si confidano meglio con loro. Il racconto non solo della malattia ma anche della vita è molto importante e ascoltare la narrazione di vitadi un paziente è un priviliegio e il volontario è la figura eletta per adempiere a questo compito”.
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